venerdì 12 dicembre 2025

L’uomo e lo scimpanzé hanno un'origine comune?

L'uomo e lo scimpanzé hanno un'origine comune?


La risposta è sì e no.

Sì, perché ci sono delle prove a favore di un’origine biologica comune di tutti gli animali e, in modo particolare, tra l’uomo e gli scimpanzé. Delle prove, non una vera evidenza scientifica - spiegherò tra poco il concetto di evidenza scientifica -. 

No, se intendiamo che la causa dell'origine dell'uomo risiederebbe nell'antenato comune all'uomo e allo scimpanzé.

Lo stesso discorso vale per l'origine dell'universo. Abbiamo degli indizi (non delle evidenze scientifiche) che fanno pensare che l'universo abbia avuto origine dal nulla o dal vuoto originario. Ben diverso però è affermare che il nulla sia la causa che ha dato origine all'universo. Sarebbe come dire che, siccome un dipinto ha avuto origine da una tela vuota, allora la tela vuota è la causa del dipinto. Questo errore logico oggi diffusissimo viene fatto passare per verità scientifica perché non si riconosce che l'ateismo che lo sostiene è un atto di fede. Ed essendo un atto di fede non riconosciuto, è marcatamente dogmatico, cioè non viene scalfito da ragionamenti logici o da evidenze.   

L'obiettivo di questo post non è convincere gli atei dell'esistenza di Dio. Ognuno è libero di credere a ciò che vuole, ma non di far passare la propria fede per scienza. Questo ovviamente vale anche per chi crede in Dio. Quindi la contrapposizione tra evoluzionisti e creazionisti è mal posta. Qui non si tratta di fare un braccio di ferro tra due fedi contrapposte, si tratta di capire che cosa è veramente scientifico e cosa non lo è. Indipendentemente da quale sia la fede a cui uno sceglie di aderire.

Quindi se la domanda è: da cosa deriva l'uomo, ovvero, qual è la causa che ha dato origine all'uomo (tutto l'uomo, non solo l'homo biologicus)? Questa domanda è filosofica, non scientifica, perché è filosofico tutto ciò che riguarda la totalità - l'uomo, in questo caso -; è scientifico invece ciò che riguarda le realtà particolari - la biologia dell'uomo, in questo caso -. 

L'uomo e lo scimpanzé condividono quasi il 99% del materiale genetico. Che cosa c'è di così magico nel restante 1% di DNA che giustificherebbe l’enorme differenza che, sul piano psicologico, cognitivo, sociale, si riscontra tra un uomo ed uno scimpanzé? Non lo sapremo mai, perché compito della biologia è rispondere (solo) ai quesiti biologici; e l'uomo non è fatto solo di biologia. Sarà quindi compito della psicologia rispondere (solo) ai quesiti psicologici; compito della sociologia rispondere (solo) ai quesiti sociologici; è così via per tutte le scienze.

È compito della filosofia invece rispondere ai quesiti che riguardano l'uomo come realtà generale. La realtà generale non è una semplice somma delle realtà particolari. È un altro livello. È un errore - oggi molto diffuso - credere che il progresso delle scienze (fisiche) possa sostituire la filosofia. L’idea che nella materia risiedano le risposte a tutti i nostri quesiti è frutto della filosofia oggi dominante: il materialismo. Che fa da spalla all’ateismo, la religione oggi dominante. Tuttavia, siccome il materialismo non si presenta mai esplicitamente come filosofia ma si nasconde sotto mentite verità scientifiche, non è possibile metterlo in discussione. È un dogma culturale dell’uomo occidentale.

Le scienze rispondono sempre solo a quesiti che riguardano le realtà particolari, ed ognuna risponde solo per la propria realtà particolare. Per le realtà generali il metodo di indagine è un altro, è quello filosofico.

Lo stesso discorso vale per l'origine dell'universo. Se per universo si intende la materia, è compito della fisica indagarlo. Se per universo si intende l'universo tutto, come realtà generale, è compito della filosofia indagarlo. I progressi della fisica non rendono affatto superflua l'indagine filosofica.

Arriviamo quindi al concetto di evidenza scientifica. 

L'evidenza scientifica non è semplicemente raccogliere delle prove. Altrimenti ogni investigatore sarebbe anche uno scienziato. Le prove da sole non provano nulla, perché hanno bisogno di essere interpretate, e nell'interpretazione che noi diamo agli aventi subentrano sempre la filosofia che adottiamo e gli atti di fede che compiamo. 

La scienza ha dei metodi rigorosi; l’evidenza scientifica non è semplicemente raccogliere delle prove e interpretarle. All’evidenza scientifica si giunge dopo aver individuato nessi di causa ed effetto tra due fenomeni attraverso studi sperimentali controllati. Infatti, non viene autorizzata l'immissione in commercio di un farmaco solamente perché sono state trovate delle prove che facciano pensare che quel farmaco sia efficace. L'efficacia di quel farmaco deve essere dimostrata in studi controllati che evidenziano che l'avvenuta guarigione è (ragionevolmente) attribuibile all’esclusiva azione del farmaco. E questi studi devono essere riproducibili da sperimentatori diversi, per arginare il più possibile le variabili soggettive, cioè attribuibili all'azione dello sperimentatore e non all'azione del farmaco. 

Così funziona la scienza. Quindi se fosse evidenza scientifica che la causa dell'origine dell'uomo risieda in un antenato biologicamente comune all'uomo e allo scimpanzé, dovrebbe essere possibile in laboratorio dar vita a cellule embrionali umane a partire da cellule appartenenti allo scimpanzé, e viceversa. Ciò evidentemente non accade. Lo stesso discorso vale per l'origine dell'universo. Se la causa che ha dato origine all'universo risiede nel nulla o nel vuoto originario, dovrebbe essere possibile riprodurre in laboratorio dal nulla quantomeno la materia. Nemmeno questo ad oggi è possibile. 

Quindi possiamo solo dire che abbiamo prove che fanno pensare ad un'origine biologica comune tra l'uomo e lo scimpanzé e che l'universo abbia avuto origine da un vuoto originario. 

Prove, non evidenza scientifica. 

Se vogliamo invece indagare le cause che hanno dato origine all'uomo e all'universo come realtà generali dobbiamo studiare la filosofia. Aristotele (e, in modo particolare, le sue quattro cause) può essere un buon punto di partenza.  


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