Conosci te stesso è la famosa massima inscritta nel tempio di Apollo a Delfi che da sempre affascina filosofi, studiosi di varie discipline o semplici curiosi e appassionati del mondo antico.
Ma cosa intendevano davvero gli antichi greci con questa esortazione?
Per provare a cogliere il significato originale di questa massima dobbiamo partire dal luogo in cui era collocata. La troviamo in un tempio, quindi in un luogo pubblico dedicato al culto di una divinità. Appare subito evidente che gli antichi greci, almeno nelle intenzioni di chi ha affisso questa scritta, mettono in collegamento l'interiorità con dio.
Domanda: perché chi metteva piede nel tempio era invitato a conoscere se stesso? Evidentemente per mettersi in rapporto con dio, o per mettere dio in rapporto con se stesso. Secondo una variante neo-pitagorica di questa massima il conoscere dio era la conditio sine qua non per conoscere se stessi, quindi la troviamo riportata cosi: "Conosci dio, per conoscere anche te stesso". Che fosse la conoscenza di dio a precedere la conoscenza di se stessi o, al contrario, che fosse la conoscenza di se stessi a precedere la conoscenza di dio, è certo che queste due "conoscenze" per gli antichi greci non potessero essere disgiunte. Quindi è da rigettare la moderna interpretazione di questa massima che suonerebbe più o meno così: "Conosci i tuoi punti di forza e i tuoi limiti, così potrai funzionare meglio nel lavoro, nelle relazioni, nella società". Per gli antichi greci era impossibile che l'uomo potesse conoscersi senza rapportarsi con Dio, con l'Essere primo. Anche la stessa filosofia greca era un modo di mettersi in rapporto con Dio attraverso la dialettica, il logos, la ragione. E questo rapporto non era qualcosa di intimistico, che riguardava solo il singolo, ma coinvolgeva una comunità. Ricordiamo a tal proposito che i dialoghi socratici come riportati da Platone avvenivano tra amici, che discutevano di filosofia, di religione, di amore, di politica, ecc.
Teniamo a mente questi legami: dio-interiorità-comunità. E proseguiamo...
Chi era Apollo?
Una delle dodici divinità dell'Olimpo, presiedeva le arti e le scienze (la medicina in particolare) ma, soprattutto, era il dio delle profezie: dava luce intellettuale agli uomini, li illuminava attraverso le scienze e le arti, e li metteva in guardia dai pericoli futuri. Così parla di lui Euripide: "Eri ancora un bambino, giocavi ancora in grembo alla madre, Febo, ma uccidesti il drago, e l’oracolo fu tuo: dal tripode d’oro, sul trono che non mente, adesso pronunzi presagi per i mortali: dentro il sacrario, sei vicino alla fonte Castalia, possiedi il centro del mondo."
Aggiungiamo quindi gli ultimi due pezzi per completare la catena che sarà così composta: dio-interiorità-comunità-scienza-profezia.
Il "Conosci te stesso" implica tutti questi aspetti, che sono inscindibili. In che modo gli antichi greci riuscissero a tenerli insieme, non saprei dirlo, bisognerebbe sentire uno storico; ma che avessero colto uno stretto legame fra tutti questi elementi, questo sì, è evidente.
Soffermiamoci sui primi due anelli della catena che abbiamo sviluppato: dio-interiorità. Prendiamo in considerazione il “Conosci te stesso” nell’interpretazione citata all'inizio del post, "Conosci dio, per conoscere anche te stesso", e poniamoci la domanda: Chi è o che cos'è dio?
Dio può essere inteso in due accezioni: una appartenente alle religioni formalmente codificate che hanno una dottrina e dei riti pubblici; e un'accezione filosofica per la quale dio è tutto ciò da cui dipende la nostra esistenza. Solo secondo la prima accezione gli esseri umani possono essere atei, nel senso che non tutti aderiscono ad una religione ufficiale. Nella seconda accezione invece nessun essere umano è ateo, perché tutti dobbiamo dare una risposta anche solo implicita a questa domanda: "Da che cosa dipende la mia esistenza?". In questo post, si è detto che in questa seconda accezione la cultura dominante di oggi non è atea, ma adora la materia, e non una materia qualsiasi ma la materia di cui è fatta il nostro corpo. Questo in termini generali, se scendiamo nel particolare invece, chi ad esempio ha una dipendenza relazionale fa del proprio partner il suo dio, chi ha una dipendenza sessuale fa del sesso il suo dio, ecc.
Quindi: prima ancora di conoscere te stesso, qualsiasi cosa significhi per te questa frase, è necessario rispondere a questa domanda: Chi è (o chi sono) il tuo dio (o i tuoi dei)? - Oppure, detto in altri termini: Da che cosa dipende e, quindi, a cosa tende la tua esistenza? - O, ancora: Verso cosa sei teso, cioè di cosa ti preoccupi prevalentemente? Quali sono le principali preoccupazioni che affollano la tua mente?
Se rispondi a queste domande con onestà si sveleranno per te i primi due anelli della catena (dio ed interiorità), cioè si svelerà che la tua interiorità è plasmata in primis dalle tue divinità. Poi ci sono altri tre anelli da svelare, ma per il momento fermiamoci qui ché c'è già tanto su cui riflettere.

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