mercoledì 31 dicembre 2025

I cristiani d’America

Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi (Mc 8,38).



Mentre facevo il cosiddetto “scroll” su YouTube mi sono imbattuto in questo breve video nel quale una giornalista chiede ad un allenatore di basket americano se ha avuto modo di incontrare la famiglia reale (britannica, sottinteso); la risposta dell’allenatore è sorprendente: “Gesù, Giuseppe e Maria sono l’unica famiglia reale con cui ho familiarità.” 

Sono andato a cercare il prosieguo dell’intervista per comprendere meglio il senso di una risposta così diretta (che non sono abituato a sentire da personaggi pubblici in Italia), e non si evince nessun tono polemico né nei confronti della giornalista né della famiglia reale britannica, ma una candida, breve e umile ammissione dell’allenatore. Da notare inoltre che l’allenatore non dice: “l’unica famiglia reale che conosco” - ma: “l’unica famiglia reale con cui ho familiarità”, lasciando intendere che un rapporto personale e intimo ce l’ha con Gesù, Maria e Giuseppe e non con i reali britannici, pertanto di questi ultimi non ha nulla da dire.

È la seconda volta in poco tempo che mi capita di notare che in USA personaggi pubblici parlano o alludono liberamente al loro rapporto con Dio. In Italia, nella culla del cattolicesimo, non accade quasi mai. Da noi al massimo possiamo assistere a figure pubbliche che difendono idee, cultura e tradizioni cristiane, ma non parlano però del loro rapporto con Dio. 

È pienamente legittimo avere idee conservatrici ed esporle (nonostante i costanti tentativi di censura), ma essere cristiani non equivale ad essere conservatori. 

Essere cristiani è aver incontrato Cristo, aver fatto il pieno del suo amore e della sua gioia e desiderare che anche gli altri possano fare la stessa esperienza. Questa è l’evangelizzazione cristiana, per la quale ci si può anche esporre ad essere ridicolizzati dal mondo, finanche a rischiare la propria vita, perché chi ha incontrato Cristo sa che la propria vita non finisce nel nulla, ma nelle amorevoli braccia di un Padre. 

Se non abbiamo ancora fatto esperienza dell’incontro con Cristo e, in lui, dell’incontro con il Padre che ci ama ardentemente, non possiamo ancora dirci cristiani. Siamo (legittimi) aspiranti cristiani.

Abbiamo però bisogno di Cristo, prima ancora che di idee cristiane. Abbiamo cioè bisogno di fare concretamente esperienza che proveniamo da un Padre che ci ama e a cui torneremo al termine di questa vita. Questa è l’unica speranza che il mondo non può offrire. Il mondo può offrire idee, ma non può offrire Cristo, non può dare quella speranza che si riceve esclusivamente da un incontro intimo e personale con Cristo.


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