sabato 27 settembre 2025

Il tramonto dell’Occidente

"Non c’è caduta che non vada per gradi" (Cormac McCarthy).

I problemi che riguardano gli aggregati sociali umani sono espressione di problemi che riguardano l’interiorità dell’uomo. Nel cosiddetto "mondo interno" non c'è solo la componente psicologica, ma anche quella spirituale e morale. È un errore considerare “interiore” e “psicologico” come sinonimi. Nella nostra interiorità ci sono molte più sfaccettature di quante la psicologia riesca a coglierne. E ci vogliono altre discipline per cogliere questi aspetti. Tra l’altro in psicologia non c'è consenso tra gli studiosi né sull'oggetto di studio né sul metodo di indagine (P. Moderato, G. Miselli, Scienza e metodo in Manuale di psicologia contestualista, a cura di P. Moderato. FrancoAngeli 2019). Ne consegue che bisogna utilizzare le conoscenze e gli strumenti psicologici con molta prudenza. D'altra parte la prudenza ispira anche la scienza medica con il noto principio etico primum non nocere

Purtroppo la prudenza ispira sempre meno i comportamenti sociali dell'uomo occidentale, e ciò lo rende pericoloso per sé e per gli altri. 

Fatta questa necessaria premessa per evitare quella "psicologizzazione" della realtà di cui si è parlato nel post precedente e che è fonte di molti abbagli, proviamo ad analizzare l'interiorità dell'uomo occidentale a partire da alcuni "sintomi" sociali. Nel post sulla famiglia abbiamo affrontato alcuni "sintomi" familiari. 

Lo svuotamento interiore dell’uomo occidentale è evidente in Europa, nella periferia culturale dell’Occidente; il centro sono gli USA. Lì forse è già notte, da noi si fa sera.  

Interiormente l'uomo europeo è oppresso dal dogmatismo "inclusivo" di stampo americano; dogmatismo che si accanisce pesantemente contro il linguaggio forzandolo ad essere "inclusivo". Per carità, una certa igiene del linguaggio è sempre necessaria, ma una volta ci si limitava a censurare il linguaggio scurrile o esplicitamente offensivo. Oggi invece invece qualsiasi tipo di volgarità o di violenza verbale è concessa. Basta guardare un talk show a caso: l'aggressività verbale è la costante (ci si insulta persino nei programmi di cucina!) purché si usi un linguaggio che formalmente non escluda nessuna minoranza. I moderni censori, insomma, filtrano il moscerino e lasciano passare il cammello. 

A rendere ancora più paradossale la situazione dell’Occidente è la pretesa di essere un faro di civiltà per il resto del mondo, la convinzione che tutti gli altri al di fuori del perimetro culturale occidentale vorrebbero essere come noi; e un giorno diventeranno come noi quando si saranno definitivamente liberati di quei lacci che ancora li tengono legati, e che impediscono loro di spiccare il volo verso la libertà, il progresso, la civiltà. 

Credo che il nostro volo, visto da altre angolature, assomigli ad una caduta libera. 

Ma cos’è una civiltà? Da che cosa si misura una civiltà?

Lasciamo da parte le dissertazioni di Voltaire sullo Stato, noi qui preferiamo andare un po’ più terra terra. Una civiltà in primis si vede da come tratta i bambini e le donne. 

Della condizione femminile ne ho già parlato in altri post (qui in particolare). Adesso soffermiamoci sui bambini.

In alcuni reportage del 2013 il New York Times e il Daily Mail documentano le conseguenze sui bambini greci delle misure imposte alla Grecia dalle istituzioni economiche occidentali (FMI, BCE e Commissione Europea): a causa dell’aumento della povertà, molti bambini malnutriti svengono a scuola al punto che in alcuni istituti si rende necessario sospendere l’ora di educazione fisica; l’80% dei bambini negli orfanotrofi proviene da famiglie greche che non sono più in grado di provvedere al loro sostentamento. Sono costretto a citare la stampa anglosassone, perché quella italiana, per propria ammissione, censurava queste notizie per motivi di natura politica. In generale, tutta la società civile in Europa si è mostrata abbastanza indifferente alle sorti dei greci. Quella stessa società civile che è molto attenta alle ingiustizie subite dai popoli lontani, mostra invece totale noncuranza per le tragedie che si consumano nei popoli più prossimi. Non a caso Gesù ci chiede di amare il nostro prossimo, perché per amare i lontani non serve il Vangelo, è sufficiente quella filantropia borghese che da sempre si sceglie i popoli che meritano il suo "amore"; solitamente sono popoli remoti, con cui non si intessono dei reali rapporti. Di conseguenza l’amore borghese è falso (come anche la sua coscienza) perché è possibile amare solo quando si è in una vera relazione, quale che sia la natura di questa relazione.

Qui possiamo fermarci un attimo e fissare un punto: quella che noi in Occidente chiamiamo coscienza civile non è in realtà così “civile” come ci piace millantarla. Nel senso che non è mossa da un vero amore per le sorti del prossimo, ma è mossa da motivi ideologici, economici e politici (al netto di quel sano moto di indignazione che proviamo quando veniamo a conoscenza di un’ingiustizia, vicina o lontana che sia). Quindi, una società che lascia morire di fame i bambini agli occhi del mondo non appare propriamente un faro di civiltà, non è un esempio da seguire. 

Evidenzio che ciò che è accaduto ai bambini greci è stata la diretta conseguenza di decisioni provenienti da istituzioni sovranazionali occidentali. Ciò rende tali azioni particolarmente gravi, perché le istituzioni sovranazionali devono ispirarsi a principi di pace, giustizia, uguaglianza, promozione di migliori condizioni di vita, come è il caso dell'ONU, ad esempio. Le istituzioni occidentali, in modo particolare quelle di natura economica, al contrario, quando intervengono non solo non risolvono i problemi sociali ed economici, ma li aggravano.   

Concludo soffermandomi su un ultimo aspetto riguardante i bambini.

Negli ultimi dieci anni sono esplosi corsi di educazione sessuale a favore dei più piccoli, che si presentano con il titolo di "educazione alla sessualità e all'affettività". Non conosco bene questi corsi, il titolo lascia intendere che la sessualità sia preponderante rispetto all'affettività, che quest'ultima sia secondaria rispetto all'educazione sessuale. E ciò sarebbe pienamente in linea con il clima di eccessiva sessualizzazione che caratterizza la nostra società. Nel post "Il tramonto della famiglia" ho evidenziato che nelle famiglie di oggi serpeggia un pericoloso clima incestuoso. Similmente la società è pervasa da un clima di eccessiva sessualizzazione che invade tutti gli ambiti, educazione compresa. Questa società non riesce a concepire un diritto che non abbia un qualche tipo di collegamento con la sessualità. Si possono chiudere ospedali, fabbriche, si possono affamare i bambini, si può censurare la verità; tutto è accettato, purché la sessualità sia libera e disinibita. D'altra parte, non è nemmeno chiaro che cosa significhi educare un bambino all'affettività. Un bambino ha bisogno di sentirsi amato, e l'amore non lo si apprende da un corso di formazione, ma lo si riceve gratuitamente nelle interazioni con gli adulti significativi (genitori, maestri, insegnanti, ecc.).     

Ritorniamo ad una sana prudenza. Primum non nocere...

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