Prima di parlare dei papi bisogna partire da un presupposto (di fede): è sempre per volontà di Dio che un nuovo papa assume l’ufficio di Pietro alla guida della Chiesa e dei cristiani. Pertanto quando siamo di fronte ad un nuovo papa, come nel periodo attuale, la domanda da porsi è: che cosa Dio vuole fare attraverso il Papa in carica? e non: che cosa il Papa vuole fare delle cose di Dio?
La Chiesa non è istituzione politica dove al cambiare del leader cambia l’indirizzo politico. Il capo non è il papa ma Cristo e Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! (Eb 13,8). Ovviamente questo non significa che Cristo sia un monolite che non tiene conto dei cambiamenti storici, sociali e politici. Tuttavia, la Chiesa non ha indirizzi politici da cambiare perché non è un’istituzione politica. La Chiesa è un’istituzione di salvezza spirituale (e, pertanto, dell’intero uomo). Il papa è un semplice amministratore delegato della salvezza, se vogliamo usare metafore aziendali. Se Cristo decide di cambiare l’amministratore delegato della sua azienda, sia che questo cambio avvenga tra due papi ancora vivi, sia che avvenga attraverso la successione di un nuovo papa che prende il posto del precedente deceduto, è perché Cristo stesso lo ritiene opportuno in vista della salvezza degli uomini.
La Chiesa Cattolica esiste solo ed esclusivamente in virtù di questa salvezza. Ne consegue che chi non ritiene di aver bisogno di salvezza e non crede che Cristo sia il Salvatore, non ha motivo di rivolgersi alla Chiesa Cattolica.
Oggi fortunatamente viviamo in una società laica, nella quale atei e cristiani hanno gli stessi diritti civili, anzi, gli atei ne hanno di più perché la cultura dominante è atea e incoraggia l’ateismo. Quindi chi non è cristiano può vivere tranquillamente la propria vita; è però abbastanza caricaturale che chi non è cristiano pretende la riforma di un’istituzione nella quale non crede. Sarebbe più sincero dire: per me la Chiesa Cattolica non dovrebbe esistere, piuttosto che fingere di credere a Cristo e poi pretendere che Cristo riformi se stesso.
Questa situazione caricaturale l’abbiamo vista spesso durante il pontificato di Francesco: qualcuno si era illuso che Papa Francesco potesse essere il Che Guevara del cattolicesimo.
Papa Francesco è stata la mano tesa di Dio ai lontani, ai lontanissimi, i quali avrebbero potuto avere molta soggezione ad avvicinarsi alla Chiesa di un teologo fine ed austero come Benedetto XVI. Ecco quindi che Dio offre un Papa che parla il linguaggio della gente, che sta in mezzo alla gente. E perché lo fa? Per fare proselitismo? Per aumentare il numero dei cristiani? No. Per salvare gli uomini. Attenzione però a non perdere di vista un aspetto importante: è l’uomo che ha bisogno di convertirsi a Dio e non Dio all’uomo. È la coscienza dell’uomo ad essere macchiata dal peccato, non quella di Dio.
Dio si è fatto prossimo degli uomini attraverso Papa Francesco non perché tutto rimanesse così com’era o perché la Chiesa si riformasse sulla base delle moderne istituzioni sociali e politiche (molte delle quali sono espressione dei peccati degli uomini), ma affinché l’uomo prendesse consapevolezza che aveva bisogno di cambiare rotta.
Ancora una volta, quindi, chi ritiene che la propria coscienza sia a posto così com’è non sentirà il bisogno di Cristo. Chi ritiene di essere sano non ricorre al medico. Allo stesso modo, chi ritiene che il peccato sia un’invenzione della Chiesa Cattolica per tenere soggiogati gli uomini e non una realtà drammatica che riguarda l’interiorità dell’uomo e che priva quest’ultimo della felicità, della comunione d’amore con Dio, con gli uomini e con tutto il creato, non capirà il valore della Chiesa Cattolica e nemmeno l’azione dei papi.
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