mercoledì 10 settembre 2025

Premesse sulla psicologia

 Dopo aver evidenziato nel primo post di questo blog alcune premesse necessarie su "scienza" e "ragione", si rende opportuno fare delle precisazioni introduttive sulle basi su cui poggia la psicologia come scienza che studia le strutture mentali, ovvero tutte quelle attività mentali che caratterizzano soggettivamente l’uomo come, pensare, valutare, desiderare, emozionarsi e i comportamenti che ne conseguono. 

La psicologia è una disciplina relativamente giovane, da poco entrata nel rango delle professioni sanitarie, ma a differenza delle altre professioni sanitarie (la medicina, ad es.) non può applicare le cosiddette scienze "dure" (come la biologia) per la diagnosi e la cura delle malattie mentali. Si ricorda che le scienze dure sono le scienze alle quali è applicabile il metodo scientifico moderno, quello galileiano, che quantifica i fenomeni servendosi della matematica e li riproduce in laboratorio. Questo metodo è applicabile ai corpi e alla materia; non è applicabile invece a ciò che per sua natura è incorporeo come la psiche. Sarebbe più corretto dire che la psiche è per sua natura spirituale, ma nella nostra epoca il termine spirituale è diventato sinonimo di irreale in contrapposizione a ciò che è materiale che è invece sinonimo di reale. Pertanto il termine spirituale è inutilizzabile oggi nelle discipline scientifiche che allargano la conoscenza solo di ciò che è reale. Chi scrive non condivide affatto l'assunto che sia reale solo ciò che è materiale: l'amore ad esempio è una "forza" spirituale, e in quanto tale non può essere quantificata e studiata in laboratorio come si fa con la forza di gravità ma, nonostante ciò, l'amore è assolutamente reale. Ognuno di noi ha fatto almeno una volta nella vita l'esperienza di sentirsi o non sentirsi amato e sa bene come questa esperienza nel bene e nel male incida sulla propria esistenza molto più delle forze studiate dalla fisica. 

Ultimamente si sta assistendo ad un avvicinamento tra psicoterapia (nel prossimo post parlerò più dettagliatamente della psicoterapia) e neuroscienze. Sicuramente la conoscenza dei network cerebrali alterati nelle psicopatologie offre informazioni che possono essere integrate in un percorso di psicoterapia ma, ancora una volta, il corpus di conoscenze offerto dalle neuroscienze è pienamente applicabile solo dalla scienza medica, che ha per oggetto le alterazioni del corpo umano. Allo psicologo interessa relativamente poco sapere come funziona un organo del corpo umano, sia esso l'organo necessario alla psiche per funzionare, come il cervello; così come al linguista interessa relativamente poco conoscere l'area del cervello che insieme all'apparato muscolo-scheletrico permette all'uomo di parlare, perché sia la natura della psiche sia la natura del linguaggio non possono essere ridotti al funzionamento di specifici organi del corpo umano. 

Allo psicologo interessa sapere come funziona l'uomo nella sua totalità, che cosa lo fa soffrire e cosa lo rende felice. Non si possono ottenere queste conoscenze limitandosi a studiare il funzionamento del corpo umano. E, d'altra parte, solamente quando lo psicologo possiede queste conoscenze e riesce a tradurle in un sapere tecnico può essere in grado di alleviare le sofferenze psicologiche delle persone ed aiutarle ad essere felici. 

A quale disciplina allora la psicologia deve rivolgersi per acquisire un tale sapere? Ad una disciplina che oggi non gode di buona fama ma di cui lo psicologo (al pari di qualsiasi altro essere umano) non può fare a meno: ovvero la filosofia e le sue articolazioni come, metafisica, logica filosofica, filosofia della natura, filosofia morale, psicologia filosofica, filosofia del linguaggio, ecc. Approfondire tale sapere non comporta un allontanamento della psicologia dall'ambito scientifico (anche la filosofia è una scienza rigorosa) e dalla sfera sanitaria (la moderna psicologia, in particolare la psicologia clinica, nasce da una costola della medicina, come esporrò meglio nel prossimo post), ma significa riconoscere la specificità della psicologia come scienza umana e non costringerla a rincorrere saperi che non le appartengono. 

Illustrerò brevemente perché la psicologia non può fare a meno della filosofia, ad esempio della filosofia morale. Ogni essere umano prende nell'arco della giornata diverse decisioni, se la decisione è stata preceduta da una valutazione su ciò che è giusto o non è giusto fare al di là del proprio interesse immediato vuol dire che è stata fatta una valutazione morale ed il comportamento che ne consegue rientra nella sfera dell'etica. Facciamo un esempio banale di una persona che a seguito di analisi del sangue riscontra valori alti di trigliceridi e decide di conseguenza di non mangiare cioccolata pur essendone attratta, tale persona ha fatto una valutazione morale: ha deciso che la salute è un valore e per tale valore mette da parte il piacere immediato che deriva dal consumo di cioccolato. 

L'uomo non può fare a meno di una componente morale e di una disciplina (sia scientifica che pratica) che lo aiuti a svilupparla, e lo psicologo non può non studiare e approfondire tale disciplina. Ricordo che per Freud il complesso di Edipo nasce quando il padre introduce una legge morale nel rapporto madre-bambino; legge morale che ha l’obiettivo di tutelare il rapporto madre-bambino evitandone l’incesto. Non solo l’incesto consumato ma anche il clima incestuoso, che oggi purtroppo serpeggia in molte famiglie. Purtroppo una narrazione molto superficiale della psicoanalisi freudiana proveniente dalla cultura sessantottina ha identificato nella legge morale paterna la causa dei disagi psichici. 

Quindi è opportuno fare chiarezza al riguardo. 

Freud ha teorizzato l’esistenza di tre strutture psichiche: una struttura morale che vieta (Super-Io); una struttura che vuole il piacere immediato (Es); ed una struttura che deve trovare una mediazione (Io). Tra queste strutture, soprattutto tra l’Es ed il Super-Io, inevitabilmente insorge un conflitto. A causare le nevrosi, secondo Freud, non era tanto l’intransigenza del Super-Io, ma la non consapevolezza da parte del paziente del conflitto tra le sue strutture psichiche. E perché il paziente aveva necessità di rimuovere il conflitto? Perché dietro tale conflitto si celava una verità scandalosa: il paziente da bambino aveva nutrito desideri sessuali incestuosi nei confronti della madre. Oggi vedendo lo stato in cui versano le famiglie possiamo completare questa verità con un elemento ancora più scandaloso: in assenza di una legge morale paterna i desideri sessuali incestuosi del bambino vengono ricambiati dalla madre. Questo non comporta necessariamente un incesto consumato, che è raro, ma comporta quel clima incestuoso che lo psicoanalista francese Paul Racamier ha lucidamente messo in luce nel libro “Incesto e Incestuale” e che è l’impietosa fotografia della famiglia odierna. Quando il padre abdica, scompare anche la tenerezza materna, e subentra un’inquietante perversione morale: i genitori si appropriano narcisisticamente della psiche e del corpo dei figli.

Chiudiamo questa breccia sugli abissi del male.

Nonostante viviamo in un’epoca che discredita tutto ciò che ha a che fare con la morale, l’uomo non può fare a meno di essere guidato da principi etici poiché se segue solo il principio di piacere si condanna al suicidio, in quanto a differenza degli altri animali non può far affidamento sull'istinto. Se agitiamo davanti ad un gatto un oggetto simulando il movimento di una possibile preda, il gatto non può fare a meno di rincorrerlo perché questo comportamento gli è imposto dalla sua natura. Non è così per l'uomo, non ci sono in lui istinti che lo predeterminano a comportarsi in una determinata maniera, l'uomo è libero di scegliere come comportarsi; non si tratta certamente di una libertà assoluta, si tratta di una libertà limitata sottoposta a molti condizionamenti, ma non è presente nella natura dell'uomo una necessità incoercibile a comportarsi in un determinato modo. Per questo motivo l'uomo è l'unico animale giuridicamente imputabile

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