mercoledì 10 settembre 2025

Premesse su scienza e filosofia

 

In un mondo che ha inflazionato parole come "scienza" e "ragione" usandole molto spesso impropriamente, è opportuno fare alcune premesse (certamente non esaustive!) sull'uomo e sulla conoscenza umana. Queste premesse sono necessarie per qualsiasi divulgazione scientifica, e sono necessarie soprattutto in un'epoca che usa gli enunciati (pseudo) scientifici per restringere gli spazi di libertà di espressione e, quindi, per comprimere la democrazia (che senza la libertà di opinione non può esistere). "La scienza non è democratica" diceva un noto virologo, durante la pandemia di Covid- 19, intendendo con tale frase che l'uomo comune non può dissentire da quanto formulato dagli esperti. Al contrario, l'uomo comune può mettere in discussione gli enunciati scientifici, se fa la fatica di studiare e maturare le conoscenze necessarie, in quanto ogni enunciato scientifico è suscettibile di essere rivisto, allargato o rigettato se intervengono nuove evidenze. È sempre e solo l'evidenza che conferma o smentisce una teoria scientifica e non la cattedra dalla quale viene formulata la teoria. Gli enunciati che non sono suscettibili di essere rivisti si chiamano assiomi, e solo in geometria e matematica incontriamo assiomi propriamente detti.

Devo alla filosofa italiana Sofia Vanni Rovighi buona parte degli elementi teoretici necessari all'elaborazione di queste premesse.

1.    Alla base della filosofia e di qualsiasi scienza umana c'è l'intelletto o la ragione, intesa come capacità prettamente umana di argomentare, di ragionare discorsivamente sulla realtà, di dimostrare che le cose stanno effettivamente così; pertanto, come si è già detto, è l'evidenza - e non l'autorità di chi argomenta - l'unico criterio della bontà di una teoria filosofica o scientifica.

2.    Se si eccettuano le verità rivelate da un intelletto divino - che non possono essere scientificamente controllate dall'uomo e che appartengono infatti al campo della fede e delle religioni rivelate - l'uomo dispone solo della ragione per conoscere le verità, sia quelle scientifiche in senso stretto sia quelle esistenziali (cioè quelle necessarie a realizzarsi come essere umano). Ovviamente sono possibili contatti con la realtà attraverso le emozioni, i desideri, i sogni, ecc. ma è solo la ragione (non l'emozione o il desiderio) che può esprimersi sulla verità o falsità di qualcosa. Se non si accetta questa premessa si cade nell'irrazionalismo. 

3.    Nelle prime due premesse sono state tessute in un certo senso le lodi della ragione umana, questa terza premessa invece è per affermare che la ragione umana è limitata, può conoscere solo imperfettamente e la realtà generale (filosofia) e le realtà particolari (scienze). Da questa imperfezione deriva il progresso delle conoscenze umane: solo ciò che è imperfetto infatti può progredire.

4.    Ogni uomo deve realizzarsi come essere umano, può riuscirsi o può fallire ma nessun uomo può sottrarsi a questo compito che è insito alla sua stessa natura. Per realizzarsi ha bisogno di distinguere ciò che è vero da ciò è falso. Abbiamo detto che umanamente disponiamo solo della ragione, ma si è detto allo stesso tempo che la ragione è limitata: pertanto questa premessa afferma espressamente che l'uomo non può fare a meno della religione, a dispetto di un assunto dominante in Occidente che considera la religione un retaggio di un passato ormai soppiantato dal progresso delle conoscenze scientifiche. Ovviamente non tutte le religioni sono uguali, esula dall'obiettivo di questo blog stabilire quali siano quelle vere e quelle false. Si può però affermare che il già citato criterio dell'evidenza vale anche per le religioni: deve esserci qualcosa di esistenzialmente vero: cioè qualcosa o Qualcuno che aiuti l'uomo a realizzarsi nella sua vera essenza.

5.    Quinta e ultima premessa: l’uomo può fare della scienza una religione - e in questo modo snatura sia la scienza che la religione - ma non può fare a meno né dell'una e né dell'altra. Di entrambe ha bisogno per realizzarsi come uomo, purché sia chiaro cosa compete alla scienza e cosa invece alla religione; pertanto rimane valido il moderno principio della laicità della scienza.

 

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