venerdì 17 ottobre 2025

Le tre dimensioni dell’uomo

Tre sono le principali componenti caratterizzano la natura dell’uomo: un corpo fisico, che abbiamo in comune con tutti gli animali; una componente psicologica, che condividiamo con alcuni animali (anche altri animali hanno una psicologia sebbene più semplice di quella umana); ed una componente spirituale che appartiene solo all’uomo. Ognuna di queste tre dimensioni è ordinata ad un fine: ha un proprio scopo da raggiungere. 

Sul piano fisico il fine da raggiungere è la conservazione della vita, del vivente biologico. Qui non è necessario soffermarsi, è abbastanza chiaro questo fine: tutta la medicina è al servizio di questo scopo. Approfondiamo invece le altre due componenti, quella psicologica e quella spirituale.

Sul piano psicologico l’uomo tende alla relazionalità, questo è il piano in cui la natura sociale dell’uomo è più evidente. Il fine principale dell’uomo nella dimensione psicologica è quello di preservare la vita di relazione. Le relazioni svolgono per la psiche la stessa funzione che l'aria e l’ossigeno svolgono per il corpo: sono vitali per un adeguato funzionamento psicologico. L'uomo per mantenersi vivo e sano psicologicamente ha bisogno di una rete di relazioni. Non è sufficiente una sola relazione, abbiamo bisogno di più relazioni: di coppia, amicali, lavorative, ecc. Ovviamente come per il nostro organismo l’aria è salutare solo se è pulita, così le relazioni sono salutari solo se “pulite”, e non “tossiche” come si usa dire oggi. Ho affrontato in questo post il tema delle relazioni “tossiche”, che ho preferito definire “traumatiche”, perché la tossicità è un attributo più appropriato alla vita organica; il trauma invece è più appropriato alla vita psicologica: è necessario infatti una lunga riabilitazione per riprenderci da relazioni che ci hanno traumatizzato, soprattutto quando queste relazioni ci hanno impedito di coltivare altri e più sani rapporti. Quindi non dobbiamo ignorare i campanelli di allarme che ci segnalano che qualcosa non sta andando bene in una relazione. È necessario ogni tanto fare un "check-up relazionale", così come facciamo i controlli periodici per la salute del nostro corpo. È necessario ogni tanto porsi alcune domande soprattutto per le relazioni più strette come quelle di coppia: La relazione è ancora viva? Stiamo ancora facendo un cammino insieme? Ci lega una tensione verso uno scopo di vita comune e significativo? O ci siamo semplicemente ripiegati nella banalità dell'abitudine? O, peggio, a tenerci uniti non è una tensione positiva, non è nemmeno l'abitudine ma l'odio o il disprezzo reciproco? Potrebbe sembrare un po' forte quest'ultima domanda ma purtroppo a tenere uniti gli esseri umani non è solo l'amore, ma anche l'odio; anzi, l'odio spesso è un collante superiore all'amore, perché l'amore lascia libero l'amato, l'odio non lascia libero l'odiato. 

Arriviamo alla terza componente. L’uomo tende alla verità: verità scientifiche, verità storiche, verità esistenziali, verità di fede, ecc. La verità quindi è il fine della vita spirituale. I disordini spirituali si vedono dal rapporto che abbiamo con la verità. L’uomo è l’unico animale che ha una dimensione spirituale perché è l’unico animale che è in grado di conoscere la verità, nei limiti delle nostre facoltà conoscitive. Alla verità ci si arriva con l’intelletto e con la fede. La strada dell'intelletto è più lunga e faticosa e, non di rado, costellata di insuccessi: dobbiamo spesso accontentarci di comprendere poco o solo parzialmente. La strada della fede invece è più immediata, se per fede intendiamo l'atto di accogliere come vero ciò che proviene da una fonte che consideriamo autorevole, senza fare la fatica di ragionarci su o di sperimentarlo personalmente. Quali siano le fonti che ognuno di noi considera autorevoli, come esseri umani dobbiamo tutti fare la fatica di usare l'intelletto, perché l’uomo che rinuncia ad usare la ragione è un uomo la cui dimensione spirituale è debole, e quindi sarà immaturo anche nella fede. È un uomo che sarà disposto a credere a qualsiasi cosa perché i vuoti lasciati dalla ragione saranno in realtà dei crateri che dovranno essere colmati con (molto) altro. È molto difficile tollerare il nonsenso, se rinunciamo ad usare la ragione dobbiamo ricorrere ad altro per dare senso e significato al mondo. Saremo pertanto o creduloni o dogmatici. I primi credono a qualsiasi cosa gli passi sottomano; i secondi sono un po' più pericolosi perché riempiono i vuoti lasciati dalla ragione con delle convinzioni granitiche, che poi usano contro la stessa verità, avendo rinunciato ad esplorarla con la ragione. A quest’ultima categoria di persone si riferisce Gesù nel Vangelo quando dice: “Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza”, cioè avete usato la Legge contro la conoscenza, contro la verità. "Dottore della Legge" è chiunque ricopra ruoli di responsabilità, chiunque eserciti un’autorità su altre persone. E siccome l’autorità si vede dalla Legge, cioè dal potere sanzionatorio che si ha sugli altri, chi usa questo potere per impedire la conoscenza commette un peccato grave agli occhi di Gesù. Possiamo quindi rigettare la sbrigativa interpretazione secondo la quale il cristianesimo impedirebbe la conoscenza. Può darsi che in passato il cristianesimo sia stato usato per impedire all’uomo di usare la ragione, oggi però non è così. Per individuare quali sono oggi i dogmi che vengono usati contro la conoscenza è sufficiente pensare a quei temi sui quali non si può dissentire pubblicamente senza rischiare sanzioni. Non sono certamente temi religiosi. Si può dire in pubblico qualsiasi cosa contro la religione cristiana: non si rischia oggi nessuna sanzione. Su altre tematiche invece la censura è viva e più agguerrita che mai.

Tra queste tre dimensioni c'è un rapporto gerarchico: la ricerca della verità è un fine spirituale e, in quanto tale, è superiore alla vita di relazione che è il fine psicologico, quest'ultimo a sua volta è superiore alla mera conservazione della vita biologica. Quando un fine di rango superiore ed uno di rango inferiore confliggono deve essere data la precedenza a quello di rango superiore; lo scopo inferiore deve essere sacrificato però solo limitatamente al raggiungimento dello scopo superiore (Sofia Vanni Rovighi). Se lo scopo superiore fagocita quello inferiore c'è qualcosa che non va. Ad esempio, se per stare in una relazione (coniugale, lavorativa, amicale, ecc.) devo maltrattare il mio corpo è probabile che ci sia un disordine psicologico o psicosociale che si riflette sul corpo. Similmente, se scaglio la verità, che appartiene al più alto rango spirituale, come una pietra addosso agli altri distruggendo così le relazioni, è probabile che io abbia un problema sia con la verità che con gli altri. Dall’altro verso, le relazioni non devono soffocare la verità, poiché non ci può essere crescita, né personale né di relazione, senza uno scomodo confronto con la verità. Allo stesso modo, gli istinti del corpo non devono prevalere sulle relazioni: la sessualità, ad esempio, non deve essere praticata con il fine esclusivo del piacere sessuale che si chiude all'incontro con l'altra persona; e nemmeno praticata mettendo l’altra persona al secondo posto rispetto al piacere fisico, ma deve essere inserita sempre nel più alto fine relazionale dell'uomo e della donna.  



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